“De travers, il y a des masses douteuses, de la verticalité, de l’horizontalité, mais surtout des tentatives d’incohérence et de l’entre-dedans…Tous les moyens sont bons pour qu’ils explorent et exploitent explicitement leurs entités respectives et leur frère siamois Et Sans : véritable organe de distribution de l’excrémentialité partagée. Instruments acoustiqu’élec-troniqu’autres, bidules vox vox, etc. Parce que tout est là et qu’il faut bien faire avec, parce que les protagonistes de Et Sans sont presque aussi prétentieux que vous…”
The object itself is a context of destruction and accumulation of erasure. L’objet lui-même est l’espace d’un geste qui s’efface et efface la surface qui devient ici une accumulation du même en décomposition.
“Throughout shapeless masses, shady harmonies and failed attempts at incoherence, using any unavailable means possible, every unecessary hairy instruments (electronixxx and/or acoustixxx), Alexandre St-Onge and Roger Tellier-Craig explore and explicitely exploit the ever changing entity that will become Et Sans. They are almost as pretentious as you…”
REVIEWS
Vital Weekly No. 419 (Holland) Frans De Waard
As far as I know this their second release, following a release on Locust Music (see Vital Weekly 293). Et Sans is a duo consisting of Roger Tellier-Craig (who is a member of Fly Pan Am and Godspeed You Black Emperor) and Alexandre St-Onge (who is a member of Undo and Shalabi Effect). That first release had them playing bass, guitars and sound collages, but here the two move into a new direction. The twenty minute piece is a strange collage of mouth sounds and crackles. No bass, no guitar – it seems so at least. Much more musique concrete than free improvised. I was reminded of some of Christof Migone’s work (circa ‘Crackers’ – see also Vital Weekly 293). A compelling work.
sands-zine.com (Italy) Alfredo Rastelli
[review of squint 00J, squint 00I, and squint 00G]
Alexander St-Onge e Roger Tellier-Graig sono prima di tutto grandi amici e in seconda battuta eccellenti musicisti. Insieme condividono l’esperienza dei Et Sans, oltre ad una serie di scambievoli partecipazioni nei loro progetti musicali personali (non sto qui a ricordarli tutti ma basti sapere che sono al centro della musica canadese). St-Onge, inoltre, gestisce insieme a Christof Migone, la SquintFuckerPress, etichetta per cui escono i due lavori solisti degli artisti in questione. Entrambi si presentano con un alter ego in rappresentanza delle proprie persone: Alexander St-Onge assume le vesti di Françoise Blanchot, mentre Roger Tellier-Graig quelle di Edgar Olivier Charles. I punti in comune non finiscono qua: i legami col passato e i concetti di amicizia e amore, sono ricorrenti in entrambi i lavori. Spiriti affini, senza dubbio. Alexander St-Onge nei panni di Françoise Blanchot ci regala, incastonato in una bellissima copertina artigianale, forse il suo più bel disco solista, per la bellezza dei suoni e per la varietà di atmosfere in cui possiamo rintracciare molte delle sue esperienze passate; ci rientra sia il bagaglio formativo, con le influenze avanguardiste di Cage e Henri Chopin, sia gli studi da lui stesso compiuti sull’elettronica, il turntublism e le costruzioni elettro-acustiche. L’effetto è che il rumore preannunciato nel titolo è tenuto sotto controllo e reso in maniera costruttivo e ‘melodico’, tanto da non risultare mai efferato come ad esempio nei Morceaux De Machines, e sotto questo profilo dobbiamo considerare l’incisivo contributo apportato dalle donne di cui St-Onge si circonda, per le parti vocali (non lontane da certa psidechelia shoegaze) e viene da pensare che a causa di questa massiccia presenza femminile derivi la scelta di un moniker di tal genere. Il suono di “Et ses apparitions” è anticipato da una custodia in stile dada molto suggestiva; lo stesso Tellier-Graig si definisce un interprete e non un autore vero e proprio. Edgar Olivier Charles esprime dunque quella personalità dell’artista che si rivolge indietro al passato, al pari di un ricercatore di ricordi e di suoni, suoi o di altri, che assembla e ripropone con ciò che ne è rimasto nella sua memoria del momento. Il disco è composto da tre lunghe composizioni elettroacustiche in cui l’autore non privilegia la quiete a discapito del rumore ma anzi sviluppa entrambe le cose a fasi alterne e in modo assolutamente equilibrato e coinvolgente. Rispetto al disco di St-Onge qui il suono è meno massimalista e viene dato più spazio alla sperimentazione avant ma in termini di qualità i due amici non hanno certamente nulla da invidiarsi. Abbiamo parlato fin adesso dei loro lavori solisti, ora è invece il momento di valutare cosa sono capaci di combinare, i due, quando uniscono le loro forze. Se non vado errato “Par noussss touss les trous de vos cranes!” è il secondo disco degli Et Sans, progetto appunto di Alexander St-Onge e Roger Tellier-Graig, coadiuvati questa volta da Felix Morel (Le Fly Pan Am) alla batteria, Sophie Trudeau (Godspeed you! black emperor, Set fire to flames, Silver mt. Zion) al violino e voce e Stephen De Oliveira alla voce ed electronics. Il disco è più strutturato rispetto alle loro uscite soliste e in questo i musicisti seguono una serie di linee direttive ben definite, tanto da poterlo considerarlo, a confronto, il loro progetto ‘pop’. Risulta familiare a chi ha seguito le vicende dei gruppi di riferimento or ora citati, di cui sviluppano alcune caratteristiche (reiterazione di frasi musicali, astrazione della voce, uso dell’elettronica), soprattutto penso a Le Fly Pan Am di cui gli Et Sans sembrano una versione più avant. Il gruppo sperimenta infatti sulla forma canzone e su influenze di base che vanno dal Kraut Rock alle Wave, dalla psidechelia all’elettronica. Il disco esce per la più popolare Alien8 ed è veramente un ottimo lavoro.
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Et Sans is a Canadian duo comprising Roger Tellier-Craig and Alexandre St-Onge. Their 3″ CD release is a mix of fucked and/or tricky sounds, some found, some created. The disc has an extended track which unspools like a long slow walk into a fortress of crickets, by listeners armed with only some thick leather gloves and a pith helmet full of molten cheese. Feet drag audibly as we dauntless explorers get deeper and deeper into the chirping castle, but swigs of cheese and delightful slaps keep us moving and alert. And then the shit really starts to come down.
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