Escape Songs. Made at secret yearly meetings in their homes between 2000 and 2004. Small sounds, tiny war machines, mistakes, hair, spit, lucky licks and yes, songs. The very songs we wish to escape from. Songs escaping from themselves, escaping to an escape. Veda and Christof wrote little songs, recorded them, and then fussed around until they became other. An organization of those little voices that distract, that you listen for, that you attempt to cultivate or bat away. Songs escaped. squintfuckerpress is putting it out. Like it or have a sympathectomy. Collaboration concocter durant des rencontres secrètes à chaque années entre 2000 et 2004. Petits sons, mini-machines de guerres, cheveux, crachat, lèchements et oui, quelques chansons. Ces chansons dont on aimerait se soustraire. Des chansons qui s’échappent d’eux-mêmes. Veda et Christof les ont écrites et enregistrées, puis ils ont fignolés jusqu’à qu’elles deviennent autre. Une organisation de ces voix intimes qui nous distrait, qu’on écoute effrayé, qu’on souhaite cultiver et en même temps faire fuir. Les chansons décampent. squintfuckerpress édite leurs fuite. à apprécier, sinon allez à l’hôpital pour une sympathicectomie.
CD digipak with a line of dots in clear varnish on the cover. CD digipak avec une ligne de goutes de vernis transparent sur la couverture.
|||||||||||
REVIEWS
squintOOHVeda Hille & Christof Migone
Discorder CITR magazine (Vancouver, June 2004) Chris Walters
Imagine escaping from everything. What do you think you would hear? In Migone and Hille’s case, they find music in a natural, organic form, without all of the re-recording. Escape Songs is a progression of sonic experiments. Find the beauty in the mistakes.
Globe & Mail, Thursday July 29, 2004 – Page R5 Carl Wilson
[…] Escape Songs — a cluster of miniatures made by Hille (of Vancouver, though an honorary Torontonian, known for her innovative-pop-poem song-objects) and Migone (from Montreal and New York and a maker of collages of, for instance, the sounds of cracking knuckles and knees) over the past four years. “I am in danger (shut up), I am (shut up) inanimate,” Hille sigh-sings in Narrow into and above Migone’s shuddering computer, each doing its part to destabilize the region. The suite eludes me even as I am immersed (shut up) in it, but I elude its grip too — permitted to enter, leave, breathe between its assemblages, not seduced or sedated into following the same path over again from so-called beginning to so-called end.
Vital Weekly No. 419 (Holland) Frans de Waard
The Squintfucker Press label is a highly strange label. Their covers are hard to decipher and the musical content is usually out of the ordinary. Out of the ordinary, even when it comes to ‘Escape Songs’ were recorded over the years 2000-2004 by Christof Migone and Veda Hille and are indeed songs. Veda sings and Migone (and Veda?) produce the music. Intimate songs that is. Small alienated sounds, an organ. Short songs. Strange songs. It’s hard to tell what the songs are about. Very intimate music, very open music. From the output of the label, probably the one that is close to ‘real’ popmusic, but like so many of the releases also one that leaves the listener puzzled.
sands-zine.com (Italy)
La semplicità, lo scorrere fluido e rilassato degli eventi, i tratti somatici fuggenti rendono “Escape Songs” un disco importante e capace di mettere d’accordo un po’ tutti. Cristof Migone e Veda Hille battezzano un lavoro, fin dalla confezione, scarno nelle informazioni e astratto nei contenuti. L’astrazione deve essere intesa come il lato positivo dell’opera, per intero sospesa e contesa tra sensazioni, esteticamente opposte, ma complementari per la piena riuscita finale. Tutto si spiega nella contrapposizione del background dei rispettivi musicisti. Migone, (s)manipolatore elettronico attirato dalle microwave di Steve Roden e Bernhard Günter, con la Hille, differente in un passato accademico maturato, nel corso del tempo, con linguaggi di ricerca. Il titolo, canzoni che fuggono, mostra una spina dorsale fugace e spensierata e, se ciò può indurre ad una certa noncuranza dei due nell’assemblare i vari materiali, il complesso risultato finale mostra l’opposto.
“Escape Songs” è un disco articolato come non pochi, un lavoro tinto allo stesso tempo da tradizioni folk ed elettro-acustica, da disturbi(ni) glitch e da sprazzi di musica contemporanea, dalla ripetizione minimalista dei suoni e dall’uso intimista della voce, dai pacthworks concreti e dall’uso di melodie velatamente pop(peggianti). Un alone domestico racchiude tutto un operato che ha visto i due registrare i vari materiali nelle rispettive camere (l’intimità e la solitudine lasciano una loro personale scia durante tutto il tragitto) e, anche se il termine lo-fi non calza a pennello, mi piace immaginare il mood dei due legato a quella estetica del DIY, dal piglio semplice e artigianale. La voce (in fondo “Escape Songs” è un disco di canzoni, anche quando a mancare è la diretta interessata) della Hille a tratti cammina, ansima: più che cantare, preferisce procedere con andamento recitato (Sympathectomy, una stupenda ballata, si adatta al caso). Quando spetta, più raramente, a Migone fare sfoggio di ciò, lo vediamo cimentarsi nel creare intricati giochi ultra-minimali: loop vocali scarni e sussurrati sorretti dalla ripetizione lenta di uno stesso termine o parola; facile preda durante l’ascolto di Lick. Per quanto riguarda la musica: da sotto si odono echi di pianoforte (la prima traccia senza titolo fa tuffare nelle melodie sognanti dell’universo di Luciano Cilio), suoni grattugiati e granulari, pulsazioni acute fuoriuscite dal basso, voci trattate, alchimie strumentali e strumenti inconsueti e inventati, echi e risonanze di (probabili) corde, tirate e percosse, andamenti tratteggiati, suoni smussati e levigati sezionati in micro particelle, lirismi pianistici surreali, suoni striduli e sghembi, cut up(paggi) radiofonici, scampoli di ambient, paesaggi notturni e riflessivi… La dimestichezza nell’edificare un complesso emozionale, cos” vasto e compatto nell’intersecazione delle varie forme musicali, nasconde una buona dose d’improvvisazione, almeno questo è il sentore che si percepisce in più di un frangente. Se, di recente, avete apprezzato le minuziose diavolerie di Sawako, le ballate nordiche dei The Iditarod, gli inconsueti assemblaggi percussivi di Un Caddie Reversé Dans L’Herbe, il primo glitch di Oval e Mouse On Mars, i riscoperti stati di coscienza di Luciano Cilio (ancora lui) e le varie textures di Roden e compagnia, “Escape Songs”, come accennato in partenza, riuscirà a cullarvi con l’ascolto in un unico blocco di tutte queste cose, in meno di un’ora.